La presidente di Ance, Federica Brancaccio, chiede decisioni coerenti e misure drastiche per garantire la copertura delle risorse e il pagamento delle imprese.
Si allungano di nuovo i tempi di pagamento dei ristori per il caro materiali. I costruttori, preoccupati dalla frenata, denunciano il mancato pagamento anche del lavoro ordinario. Ance punta il dito sui ritardi relativi al versamento dei pagamenti alle imprese a compensazione del considerevole aumento dei costi delle materie prime.
La presidente di Ance, Federica Brancaccio, si è detta preoccupata: “Con riferimento al secondo semestre del 2022, abbiamo la copertura delle risorse ma è ancora tutto fermo, mentre per l’anno 2024 le risorse sono insufficienti”.
Brancaccio sottolinea l’assenza di risorse e programmi, oltre a una stretta su tutti i livelli, a partire dalle amministrazioni centrali fino ad arrivare ai comuni. Questa situazione scoraggia le aziende. Il timore è, per l’appunto, che dopo il PNRR il livello degli investimenti nel settore torni ai numeri della crisi registrata nel 2009-2020.
“A questo punto – propone la presidente di Ance – se veramente c’è un problema di coperture si assumessero decisioni coerenti fuori dal Pnrr, anche drastiche, di stralciare alcune opere e mettere mano a una riprogrammazione purché i lavori in corso o i bandi che si decidono di mettere in cantiere abbiano la copertura e vengano pagati regolarmente”.
I dati elaborati da Ance confermano una situazione poco ottimista: relativamente al biennio 2022-2023 mancano all’appello quasi 2 miliardi di euro messi a disposizione dal decreto Aiuti. Di questi, 1,5 circa sono già stati ripartiti ma non erogati, mentre altri 500 milioni sono ancora da sottoporre al reparto.
Per il 2024, la dotazione di fondi prevista dal Fondo per la prosecuzione delle opere indifferibili è decisamente più limitata. Per il triennio 2024 -2026 sono stati stanziati 2 miliardi e 640 milioni . Una grossa fetta di queste risorse è, tuttavia, assorbita da altre voci e ciò che resta sono in tutto 420 milioni, di cui appena la metà a copertura del 2024. Il risultato è che il fabbisogno, soltanto per quest’anno, è di 1,6 miliardi.