Approvati da Rfi, Anas e Istat i nuovi indici di prezzo dei costi edili basati sul modello francese, da sempre sostenuto dall’Ance.
La tavola rotonda del Ministero delle Infrastrutture, sotto la spinta del viceministro Edoardo Rixi, ha portato a un’intesa sulla definizione dei nuovi indici ISTAT dei costi di costruzione. La necessità di rivedere i costi delle opere, servizi e forniture di fronte a un aumento dei prezzi del materiale, è nata con la pubblicazione del nuovo Codice degli appalti. La spesa, quindi, non sarà più definita per categoria di opera, bensì per singola fabbricazione.
L’idea proviene dalla Francia. Si tratta di un modello basato su un sistema di 21 indicatori, dove il costo complessivo dell’opera è dato dalla somma degli indici delle singole lavorazioni; il compito di definire i pesi delle varie lavorazioni spetterà al progettista
Una soluzione da sempre sostenuta dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili e che ha ottenuto l’appoggio di RFI e Anas – stazioni appaltanti – e della stessa ISTAT.
Per ora l’accordo è stato trovato sui principi fondamentali, ma sono ancora molte le cose da definire. Prima fra tutti, la frequenza con cui è necessario aggiornare questi indici per le singole lavorazioni: mensile, trimestrale o semestrale.
L’altro aspetto su cui è necessario lavorare riguarda il valore da attribuire agli indici di alcune opere-tipo.
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